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FAUNA E SELVICOLTURA NELLE ABETINE CASENTINESI

Le foreste di conifere ospitano popolamenti ricchi e diversificati di uccelli, che si sono creati in passato grazie alla grande diffusione di questi tipi di foresta.

Oggi le foreste di abete nel bacino del Mediterraneo sono isolate e poco diffuse, e sono importanti centri per la conservazione di specie endemiche.

In particolare nelle abetine, si è vista una correlazione positiva tra abbondanza di specie e grado di copertura.

E' necessario comprendere come la struttura dell’ambiente e la struttura del bosco determinano le diversità delle specie ornitiche nelle abetine.

In 123 punti d’ascolto sono stati raccolti dati direttamente (canti e richiami e struttura del popolamento forestale) e ricercati dati d’archivio (parte dei parametri del bosco e struttura del paesaggio).

A partire da questi dati sono introdotte tre serie di variabili. Le variabili ornitiche (ricchezza totale, ricchezza del guild, composizione specifica, presenza di specie più comuni) variabili ambientali (diametro piante, età del bosco, area basimetrica/ha, condizioni vegetative delle piante, presenza e densità alberi morti, presenza di alterazioni di origine biotica e abiotica, altezza di inserzione della chioma verde sul fusto, presenza di rami secchi e numero di piante/ha) e variabili di paesaggio (altitudine, esposizione e pendenza, dimensioni abetina, frammentazione abetina, superficie altri boschi entro 100-300 m, margini e superfici di chiarie e altri ambienti aperti, influenza delle strade e dei fabbricati).

Costruendo e comparando modelli per queste variabili (modelli lineari generalizzati, GLM), si è giunti ad alcune conclusioni: habitat e paesaggio hanno una complessa interazione, la ricchezza di specie è determinata dall’habitat mentre la diversità all’interno delle singole specie è influenzata anche dal paesaggio.

Ha grande importanza lo sviluppo degli alberi mentre scarsa è l’importanza della necromassa.

Presentato questo quadro, si rileva come si possano avere differenze di comunità anche a livello locale; ad esempio vengono prese le foreste di Vallombrosa e quelle Casentinesi.

Queste abetine distano tra loro solamente 18 km in linea d’aria, ed hanno inoltre una storia quasi identica.

Presentano infatti notevoli somiglianze, riscontrabili ad esempio nel diametro dei fusti e dalle estensioni dei boschi di abete.

Si notano comunque differenze per quanto riguarda l’area basimetrica (maggiore nelle foreste Casentinesi) e soprattutto per quanto riguarda il paesaggio, che sempre nelle foreste Casentinesi presenta maggiore altitudine e una maggior presenza di aree non forestali.

Queste differenze hanno determinati differenti tipi di comunità, che possono essere facilmente separate nonostante la marcata vicinanza geografica.

Nelle foreste di Vallombrosa si ha prevalenza di specie “di querceto”(Cinciarella, Rampichino Comune, Ghiandaia…) mentre nelle foreste Casentinesi si riscontra maggior presenza di specie “di conifere boreali” (Rampichino Alpestre e Regolo) e legate ad ambienti aperti (Passera Scopaiola e Luì Piccolo).

In conclusione questo studio dimostra l’importante effetto del contesto, cioè l’ambito climatico e la vegetazionale originario, evidenziando l’artificialità della situazione.

 




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